Saper esprimere gratitudine

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Esprimere gratitudine aiuta a comunicare meglio. Facilita la comprensione, il dialogo, la costruzione e il rafforzamento di qualsiasi legame (professionale o personale).

Essere capaci di ringraziare è un atteggiamento che si rivela utile in più occasioni, perché permette di stemperare tensioni e prevenire conflitti. Molti litigi, infatti, nascono per egoismo e opportunismo: spesso si cerca aiuto, in un momento di necessità, dimenticando subito dopo sia la persona, sia il bene ricevuto. Oppure, peggio, si dimostra ingratitudine generale per quello che la vita ci ha dato, seguendo il famoso proverbio “l’erba del vicino è sempre più verde”… ma siamo certi sia proprio così?

Perché è importante saper esprimere gratitudine

“Vedere il buono che c’è”, come si dice, è di certo un’attitudine. Tutti, però, possiamo imparare a moderare le pretese e accettare con più serenità ciò che abbiamo a disposizione. Basta cambiare punto di vista.

Penso che il tempo che passa sia l’elemento chiave con cui valutare le cose da una nuova prospettiva, meno egoista e più aperta. Esprimere gratitudine rende la vita più leggera, libera la mente dalle zavorre, ci migliora. Parallelamente, chi riceve il nostro “grazie” sarà felice di aver dato una mano e saprà che il suo sforzo non è stato vano. Essere grati genera un circolo virtuoso che alimenta la soddisfazione personale e arricchisce il contesto sociale. Vale la pena, insomma.

Una consuetudine relazionale. O no?

Ringraziare fa parte delle cosiddette “consuetudini relazionali”. Dovrebbe essere, di conseguenza, un gesto naturale. Eppure, complice la frenesia del vivere moderno, capita di diventare ingrati senza nemmeno rendercene conto, perché la memoria cancella spesso un gesto gentile senza tenerne traccia. Il motivo, a mio parere, risiede nel dare tutto per scontato, nell’attribuire poca importanza a cose che, invece, ne hanno eccome. Pensiamo all’ambiente di lavoro: quante volte si chiede al collega un cambio turno, al dipendente uno straordinario, al collaboratore un contributo, non deciso in precedenza, per ultimare un progetto? Tante. E quante volte ci si ricorda di ringraziare? Quasi mai.

Attenzione: in questo articolo parliamo della gratitudine come sentimento, della riconoscenza dell’anima. Niente a che fare con il contraccambio di tipo materiale. Quando si aiuta qualcuno con gioia, non ci si aspetta nulla. E chi riceve non deve sentirsi obbligato a ricambiare. Vedo persone che si scambiano favori come fosse un continuo baratto, con l’ansia tipica di chi vuole ripagare un debito. Sentirsi grati vuol dire altro. È la consapevolezza di aver ricevuto sostegno in un momento difficile, per esempio, riportando alla mente quell’evento quando la stessa persona avrà bisogno di noi. Fosse anche tra 20 anni. O magari mai. L’unica cosa sicura è che non ce ne dimenticheremo.

Cosa si nasconde dietro l’ingratitudine?

Dobbiamo imparare, tra l’altro, a donare e ricevere senza secondi fini.

C’è chi riceve e poi nega di aver ricevuto perché non vuole ammettere di essere stato in difficoltà, o perché è abituato solo a prendere. C’è chi dona per sentirsi forte e potente, chi aiuta per alleviare un senso di colpa o per manipolare il suo interlocutore. In questi casi, se ci pensiamo, l’ingratitudine può nascere perché si avverte una mancanza di trasparenza.

Ogni caso ha le sue peculiarità. Diciamo, comunque, che l’incapacità di dire “grazie” nasconde quasi sempre un disagio che, a lungo andare, rischia di logorare anche i rapporti più solidi.

In ufficio, a furia di essere sfruttati senza che l’impegno venga mai riconosciuto, si rischia di spegnere l’entusiasmo, la voglia di fare, con conseguenze serie sulla produttività. In famiglia, se le attenzioni arrivano sempre da una parte sola, si rischia di tracciare un lungo e pesante percorso che dal risentimento porta alla totale incomunicabilità, con un finale che possiamo immaginare.

Scrivere per dire “grazie”

Se l’emotività ti impedisce di trovare le parole giuste quando serve, un ottimo modo per esprimere gratitudine è scrivere un biglietto, una lettera, un’email, in cui spiegare quanto hai apprezzato l’aiuto ricevuto. È una piccola cortesia che non ha controindicazioni, se non portare serenità a te e al tuo destinatario. Potrebbe sembrare banale, ma sono tante le ingratitudini che inquinano la quotidianità e rendono pessime le nostre giornate. Salutare gente che fa finta di non vederti, fermare l’auto per far attraversare chi non ti guarda in faccia, cucinare per chi sa dire solo “è troppo salato” o “la pasta è scotta”, lavorare con il massimo impegno senza ricevere mai un incoraggiamento.

Comunicare la propria gratitudine è un’abitudine da coltivare. Utilizzare un diario per annotare frasi, eventi, gesti ricevuti o donati, giorno per giorno, permette di analizzare le nostre intenzioni e la realtà dei fatti. Quanto siamo davvero in grado di esprimere gratitudine e quanto lo sono gli altri nei nostri confronti. Quali parole o atteggiamenti ci fanno stare bene, cosa ci dà fastidio e per quale motivo.