Effetti collaterali dell’indifferenza

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Premessa: ho scritto questo articolo sull’indifferenza per il blog “Welfareweb – Idee, condivisioni, progetti” (con cui ho collaborato un paio di anni fa). Il tema è ancora attuale, così ho pensato di aggiornare il testo e pubblicarlo nuovamente sul mio blog CreativaSolidale. Buona lettura.


Gli effetti collaterali, come ben sappiamo, sono tutte quelle reazioni “non previste e non desiderate” derivanti dall’uso di un farmaco e menzionate nel famoso foglietto illustrativo.

Ci si chiede spesso, ironicamente, come mai non sia stata ancora inventata una scheda simile per gestire la vita quotidiana: potremmo capire come comportarci in molte situazioni, come rimediare a certi errori, scoprire in anticipo i possibili svantaggi dell’agire in un modo o in un altro… Sarebbe bello, in effetti.

Questo tipo di istruzioni, però, non è ancora disponibile… e dobbiamo arrangiarci da soli (con tutte le difficoltà del caso, of course). Come vincere la sfida? A mio parere, con una buona scorta di buonsenso:

Capacità naturale, istintiva, di giudicare rettamente, soprattutto in vista delle necessità pratiche.

– fonte: Vocabolario – Treccani

Mostrare indifferenza è la moda del momento…

Se incontrassimo una persona anziana in difficoltà (perché, magari, deve attraversare la strada, portare il carrello della spesa al 5° piano, o stare in equilibrio sull’autobus affollato) come ci comporteremmo?

Il buonsenso suggerirebbe, nell’ordine, di: aiutare questa persona ad attraversare sulle strisce pedonali, trasportare la sua spesa per le scale, cedere il proprio posto a sedere. Peccato che oggi, in molti casi, la ragionevolezza sia stata sostituita da un’altra “pratica” di gran moda: l’indifferenza.

Spesso, per comodità, facciamo finta di non vedere. Oppure, cosa peggiore, non vediamo davvero, perché troppo concentrati su noi stessi, sui nostri pensieri e preoccupazioni.

Un atteggiamento scostante, però, o perennemente distratto, sulla difensiva, estraneo a ciò che accade intorno, comporta il rischio di perdere il contatto con la realtà e facilitare scelte opportuniste.

Indifferenza e vecchi problemi

L’indifferenza è subdola: si insinua nelle nostre vite quando perdiamo la speranza, la forza di combattere, la capacità di comprendere. Spesso nasce dal rancore, altre volte dall’invidia o, in molti casi, è figlia della sofferenza. Chi ha subìto gravi ingiustizie diventa, a sua volta, cinico e freddo con tutti.

L’indifferenza è la matrice di tanti problemi moderni che, diciamo la verità, tanto moderni poi non sono: oggi come ieri, infatti, solitudine, bullismo e violenza rappresentano il prodotto di una comunicazione assente o gestita in modo sbagliato.

Non è Internet il problema, non sono i social network il pericolo, né il tablet o i cellulari. I veri nemici? L’assenza di regole, riferimenti, l’uso arbitrario di strumenti creati per semplificare la quotidianità e sfruttati, invece, come veicoli di controllo, minaccia, palcoscenico per attori in cerca di un pubblico. Perché è questo ciò che si desidera, in fondo: un po’ di attenzione.

Ascoltare e ascoltarsi, senza sminuire

Già in famiglia potrebbero esserci richieste d’aiuto silenti, di cui non ci accorgiamo, se non quando la situazione inizia a sfuggire di mano. Ecco, forse dovremmo fermarci un attimo e osservare meglio.

La mancanza di ascolto attivo, le parole utilizzate a caso (senza attribuire a ciascuna il giusto valore), le interazioni aggressive in cui è facile perdere il controllo, sono tutti segnali di indifferenza alle esigenze altrui e, in un certo senso, anche alle nostre. Quante volte si pensa “meglio lasciar correre”?

Non dare retta a ciò che ci viene comunicato, sminuire i silenzi di chi ci sta vicino o sentirsi insoddisfatti e dare poco peso alle proprie sensazioni, significa chiudere gli occhi di fronte a un problema (che esiste, va riconosciuto e affrontato). Girare la testa dall’altra parte peggiora solo la condizione in cui ci si trova.

Esercitiamo il nostro spirito critico

A scuola, in ambito lavorativo, nelle strutture sanitarie, vale la stessa regola. Insegnanti, responsabili del personale, medici e altri operatori qualificati, hanno un ruolo fondamentale che prevede, prima di ogni altra cosa, proprio l’ascolto. Che non significa solo “sentire con le proprie orecchie”, ma captare segnali, comprendere la presenza di un disagio anche quando non è manifestato.

Quanti fatti di cronaca sono seguiti da commenti tipo: non potevo immaginare, sembrava una persona tranquilla, non pensavo avesse problemi… In certi casi trovo difficile crederlo, francamente.

Non tutti hanno la forza di parlare, molti mascherano, ma c’è anche chi prova a esprimersi e non viene capito. Non esiste cosa peggiore dell’essere ignorati.

Se è impossibile prevedere determinati eventi o reazioni, è altrettanto vero, però, che con un po’ più di sensibilità e spirito critico, sarebbe più facile intuire, porsi delle domande. E chiedere aiuto in tempo.