Tu chiamale (se vuoi) emozioni

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Tiffany Watt Smith (storica culturale, autrice del libro “Atlante delle emozioni umane – 156 emozioni che hai provato, che non sai di aver provato, che non proverai mai” e protagonista di un TED talk sul tema) sostiene che è facile riconoscere la differenza tra rabbia e paura, o tra desiderio e invidia, ma bisogna considerare che lo spettro delle emozioni è molto più ampio e sfumato.

Sono tante le sensazioni di cui non abbiamo piena consapevolezza. Alcune passano senza lasciare traccia, altre trasmettono una specie di agitazione: ciò accade quando non siamo in grado di comprenderle.

Cosa sono e come si identificano le emozioni

La risposta alla domanda “Che cos’è un’emozione?” non si può trovare soltanto nella biologia o nella storia personale di un individuo. Il modo in cui ci sentiamo si intreccia alle aspettative e alle idee portanti della cultura in cui viviamo. – cit. [1]*

Tiffany suggerisce di dedicare del tempo all’analisi interiore, per ogni esperienza. Dobbiamo imparare, cioè, a descrivere ciò che proviamo in un dato momento, attribuire il nome giusto e capire quale sia la migliore reazione da adottare: quando l’emozione X si ripresenterà, sarà più semplice riconoscerla e gestirla. Con questo esercizio rispondi all’interrogativo comune: “Perché ho reagito/risposto così?”.

[…] è stato dimostrato che una buona consapevolezza delle emozioni è strettamente connessa a una serie di risultati positivi, come una maggiore resilienza durante i periodi di stress, migliori prestazioni lavorative, più elevate capacità di negoziare e prendere decisioni, rapporti più stabili all’interno della vita affettiva. – cit. [2]*

Quante sono le emozioni? Una classificazione (e una mappa)

Alcuni ricercatori hanno proposto una suddivisione delle emozioni in “famiglie emozionali” fondamentali. Daniel Goleman, autore del libro “Intellingenza emotiva”, menziona le seguenti: collera, tristezza, paura, gioia, amore, sorpresa, disgusto, vergogna. Ciascuna è collegata a derivazioni più esterne: gli umori o stati d’animo. Per esempio, alla “sorpresa” sono collegati “shock, stupore, meraviglia, trasecolamento”.

Lo psicologo statunitense Paul Ekman, a tal proposito, ha introdotto il concetto di “emozioni universali”, dimostrando che alcune espressioni facciali, ed emozioni relative (paura, collera, tristezza, gioia), sono riconosciute in ogni cultura del mondo.

Non solo. Ekman ha anche sviluppato, su invito del Dalai Lama, una mappa interattiva chiamata “Atlas of Emotions” un percorso che aiuta a costruire un vocabolario delle emozioni, fare chiarezza sulla sfera emotiva, avere maggiore controllo su cause e conseguenze delle proprie reazioni.

Comunicare emozioni: a cosa serve l’empatia

Nei miei articoli parlo spesso di consapevolezza. È un concetto cruciale all’interno della comunicazione: se manca questo ingrediente, diciamo così, il rischio è quello di mangiare pasta insipida (= l’interazione non va a buon fine). Non a caso, Goleman scrive:

L’empatia si basa sull’autoconsapevolezza; quanto più aperti siamo verso le nostre emozioni, tanto più abili saremo anche nel leggere i sentimenti altrui. – cit. [3]*

Da tanto tempo faccio ricerche su questo argomento, perché ho intenzione di proporre un percorso di educazione emotiva all’interno del laboratorio CreativaSolidale. L’obiettivo è sensibilizzare sull’importanza dell’empatia nello sviluppo di relazioni costruttive (soprattutto in contesti multiculturali).

Per capire cosa provano gli altri è importante prima sapere cosa proviamo noi. In presenza di criticità in tal senso, si parla di “alessitimia o analfabetismo emotivo”, cioè una ridotta consapevolezza emotiva, la difficoltà di identificare e descrivere i sentimenti propri e altrui.

Per approfondire il concetto, ecco un’altra considerazione di Goleman:

Gli alessitimici […], che non hanno alcuna idea di ciò che essi stessi provano, sono completamente perduti quando devono sapere che cosa senta chiunque altro intorno a loro. Da un punto di vista emotivo, è come se fossero sordi. Si lasciano sfuggire tutte le coloriture emotive delle parole e delle azioni altrui – un particolare tono di voce, un significativo cambiamento di posizione, un silenzio eloquente […].
Confusi sui propri sentimenti, gli alessitimici sono ugualmente sconcertati quando altre persone esprimono i loro. – cit. [4]*

Conclusione

Saper interpretare le emozioni ci indica cosa fare nei casi in cui la ragione non può esserci d’aiuto.
D’altronde, come cantava Battisti… “Capire tu non puoi. Tu chiamale, se vuoi, emozioni.”


[1-2]* cit. “Atlante delle emozioni umane – 156 emozioni che hai provato, che non sai di aver provato, che non proverai mai”, di Tiffany Watt Smith, editore UTET.

[3-4]* cit. “Intelligenza emotiva”, di Daniel Goleman, editore BUR (pag. 164)